Io uso e riuso. Tu?


Siamo circondati di oggetti che utilizziamo e riutilizziamo ogni giorno
Il riuso ha potenzialità nascoste che occorre sviluppare: perché le cose che scartiamo ogni giorno sono tantissime e perché il riuso conviene sia a chi cede che a chi acquisisce, riduce il prelievo di materie prime e la produzione di rifiuti, promuove condivisione e commistione di gusti e stili di vita, aumenta l'occupazione. Promuovere il riuso si può fare in breve tempo e con poche risorse.Guido Viale, economista ambientale è autore di La civiltà del riuso, un testo nel quale sono ben espressi concetti come la vita dei beni, l’attaccamento di noi tutti verso le cose e il loro possesso, o del perché dovremmo sempre circondarci di cose nuove anziché riutilizzare quelle vecchie o piuttosto riparare o rammodernare. La presentazione del libro è avvenuta l'altro ieri pomeriggio a Radiotre Fahrenheit e non ho potuto fare a meno di ascoltare con attenzione. Durante questi interventi arrivano alla redazione centinaia di sms degli ascoltatori che prontamente il conduttore sceglie e sottopone come domande o affermazioni all’intervistato.
E’ sconcertante scoprire come questi temi sempre dibattuti e malcelati siano diventati così tremendamente attuali in tempo di crisi
La crisi sta dando filo da torcere a tutti ed essendo globale ha praticamente tolto certezze di prosperità a tutti i paesi occidentali, aumentato la povertà nei paesi già poveri e garantito crescita ai paesi emergenti per i prossimi anni a venire. Noi che viviamo nel mondo occidentale siamo quelli meno abituati all’idea di cambiamento, di distacco dalle cose che possediamo e che ci siamo accaparrati in anni di crescita dal dopoguerra ad oggi. Siamo tutti strapieni di oggetti accumulati in casa, di vestiti negli armadi. Se il nostro corpo con gli anni non cambiasse e la moda pure, avremmo di che vestirci per sempre. Abbiamo tecnologia invecchiata della quale non sappiamo come sbarazzarci, perché di quella nuova non possiamo fare a meno. Vorremmo tutti, comunque poter cambiare/scambiare qualcosa perché la novità dà energia, ci fa sentire che le cose vanno avanti, che i giorni non sono sempre uno uguale all’altro. Le cose nuove ci danno un senso di libertà, ci gratificano della nostra esistenza.
Ma come procurarsi cose nuove in un momento storico nel quale abbiamo già tutto e mancano risorse economiche per rinnovare?
Non suggerisco di rovistare tra i rifiuti, ma di trasformare il nostro desiderio di nuovo (riconsiderando il surplus che ci opprime o dal quale per motivi d’affetto non riusciamo a staccarci), in una ricerca tra l’usato, il trasformato, il riparabile, il riutilizzabile.- Possiamo pensare di tornare a privilegiare la qualità di un tessuto perché un cappotto ci duri più a lungo?
- Possiamo pensare di recuperare un vecchio mobile per rinnovarlo e ottenere qualcosa di bello?
- Possiamo comprare pannolini di cotone e tornare a lavarli come facevano le nostre madri, nonne prive di lavatrice?
- Possiamo acquistare abiti che non siano usa e getta perchè il lavaggio in tintoria costa più del capo stesso?
- [...]
Per fare questo è necessario promuovere cultura del lavoro che serve a mantenere le cose, a trasformarle, a riutilizzare quello che c’è, per colmare il vuoto che si crea in noi in mancanza di qualcosa di nuovo
Uno degli sms che più mi ha colpito è stato quello di un’artigiana che lamentava la caduta del suo lavoro di riparatrice perché considerata troppo costosa in confronto all’acquisto di un capo nuovo, senza dubbio di provenienza cinese. Certo, posso comprendere il ragionamento del consumatore. Ma non posso fare a meno di pensare che in questo modo si stiano perdendo tanti mestieri (riparatori, restauratori, artigiani di eccellenza), per tanta incapacità culturale di sforzarsi a dare valore al lavoro manuale (un lavoro poco nobile, a quanto pare). Si è sconfitto il senso del LAVORO, l'unica cosa davvero preziosa che abbiamo.Il riuso, il riciclo, un po’ di cultura in più sulla manutenzione delle cose ci insegneranno qualcosa di nuovo?
Noi occidentali ne abbiamo un grande bisogno. Dopo aver prodotto di tutto, insegnato agli altri a produrre e a metterci in ginocchio ri-acquistando ciò che a loro abbiamo venduto, la nostra conoscenza, a questo punto dovremmo fare qualcosa per riappropriarci della nostra capacità di innovare e rinnovare. Forse iniziare da quello che vogliamo gettare via e dalla nostra abilità e creatività nel produrre e trasformare le cose, imparare di nuovo ad usare le mani, potrebbe essere utile, a noi stessi e alla nostra economia in decadenza. E qui c’è molto lavoro da fare. Gabriella GaiCuriosità:
Mi ha davvero sorpreso uno spot televisivo del Cif Ammoniacal che esordisce dicendo: Vuoi un paio di scarpe nuove a solo un euro? Puliscile con Cif Ammoniacal. Mi è sembrato un messaggio intelligente. Spero che molti lo capiscano.Leggi anche:

Gabriella Gai
Sono Gabriella Gai, vivo e lavoro a Torino. Eclettica di natura ho sviluppato esperienze professionali diverse con un comune denominatore: creatività, progetto e realizzazione. Il mio studio per il riciclo e il riuso dei materiali hanno dato vita ad un progetto dedicato interamente al riciclo del jeans per produrre moda e un lusso sostenibile esteso anche ai complementi di arredo ed alla cura del cane di casa. Il profilo Google di Gabriella Gai
3 Responses to Io uso e riuso. Tu?
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Molto bello ed interessante questo post.
Anche io trovo l'arte del riuso molto conveniente, tanto che mi “batto” quotidianamente per far comprendere a chi utilizza confezioni di legno di dare la possibilità di un aspetto anche più ludico, potendole personalizzare, e di conseguenza rendere più accattivanti, al fine di incentivare il riutilizzo nelle abitazioni.
Ciao Roberto! Sono d'accordo con te. Quando trovo una bella scatola di legno o di latta la riutilizzo immediatamente per il mio lavoro. Il mio laboratorio è ordinato e colorato 🙂
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